martedì 19 Marzo 2024

Walter Obert vince con l’inedito Wunderwaffen il primo premio del FIW Award

Walter Obert Fiw AwardWunderwaffen di Walter Obert ha vinto la prima edizione del FIW Award, il premio indetto dalla Federazione Italiana Wargame per il miglior gioco inedito categoria Wargame nel
panorama italiano.
La cerimonia si è svolta sabato 2 ottobre 2021 a Roma durante il Rome Wargame Gathering alla presenza di organizzatori, giuria e nutrito pubblico di giocatori.
Wunderwaffen è stato scelto tra una rosa di 19 proposte, il cui numero e livello qualitativo è stato talmente alto da sollecitare la stupefatta soddisfazione da parte degli stessi organizzatori di questo interessante premio, che prevede la pubblicazione del gioco vincitore entro dodici mesi, attraverso la partnership con la rivista di settore Parabellum.
Approfittando della presenza di Walter Obert alla premiazione, lo abbiamo intervistato raccogliendo una ricca e interessante serie di informazioni e anteprime sul gioco e più, in generale, sul suo lavoro di game design.

Gioconomicon: Ciao Walter, come t’è venuta la fantasia di partecipare a questo premio?

Walter Obert: Devo dire che non ci pensavo. Ho visto la notizia del bando e l’ho immediatamente collegata alla passione che ho da sempre per le armi segrete del Terzo Reich, per quel loro sapore di retro-fantascienza! Volevo sviluppare qualcosa basato sul concetto del what if: cosa sarebbe successo se… Guarda caso, avevo messo da parte un meccanismo che non mi era sembrato funzionale per il gioco cooperativo per cui l’avevo concepito (una specie di Armageddon, ispirato a quello del film).
Era basato su dei gettoni double face con un effetto positivo da una parte e uno negativo dall'altra.
Questa meccanica m’è invece sembrata molto adatta per un gioco dove i giocatori sono in corsa per la conquista di Berlino e allo stesso tempo sono costretti ad aiutare (ma non troppo!) gli avversari mentre devono collaborare per ostacolare i piani e i progressi scientifici del Terzo Reich.
Da qui nasce l’idea alla base di Wunderwaffen: ogni giocatore sceglie tre gettoni tra quelli che ha disponibili perché gli permetteranno di fare azioni in quello specifico turno della partita, ma sul retro di ognuno troverà un'azione che può andare a vantaggio di uno degli avversari.
Si gioca tutti contro tutti ma Americano, Inglese e Russo sono comunque alleati contro il Tedesco. Naturalmente anche quest’ultimo trova sul retro delle sue pedine azioni che favoriscono gli Alleati.
La cosa interessante è che ogni giocatore nel suo turno deve compiere un'azione per un altro, che nel caso degli Alleati può anche essere il giocatore tedesco.

Walter Obert

Gioconomicon: In effetti si creano situazioni molto intriganti…

Walter Obert: Si! Curiosamente questo sistema porta a ricreare nella partita situazioni che poi si rivelano verosimili. Per esempio, se i Russi stanno puntando troppo verso Berlino guadagnando spazio è probabile che i Tedeschi intervengano in qualche modo per rallentarli, ma con questa meccanica le mosse del Tedesco possono essere addirittura eseguite da uno degli altri giocatori Alleati.
Mi sembrava un approccio piuttosto originale, e a quanto pare è stato gradito non solo dai giocatori più appassionati ma anche dalla giuria, composta da editori di wargame e da esperti del settore.
Questo mi ha fatto particolarmente piacere.

Gioconomicon: In realtà il FIW Award è un premio è dedicato ai wargame inediti. Tu come definiresti il tuo Wunderwaffen?

Walter Obert: Eh… bella domanda! Siamo un po’ nel territorio di giochi come Undaunted: Normandy di Benjamin e Thompson o Guerra Lampo! di Paolo Mori dove il tema è comunque bellico.
Io mi ritrovo molto nelle parole di Riccardo Masini quando dice che l'importante è trattare una situazione complessa, come una battaglia in un particolare momento storico, riuscendo a farla rivivere, non necessariamente attraverso i classici stilemi del wargame tradizionale (mappa esagonata, tabelle, dadi e pedine con i vari fattori) ma anche con altre soluzioni, che nella maggior parte dei casi originano dai boardgame.
In questo senso dalla mia esperienza in quest’ultimo settore ha sicuramente portato un po’ di novità.
Quindi non so se lo definirei un wargame… magari lo chiamerei un “warboardgame”!

Gioconomicon: Il bando è uscito intorno a febbraio e i giochi dovevano essere iscritti e consegnati entro maggio. C’erano veramente pochi mesi! Tu sei partito da un nocciolo duro che avevi già “in tasca”, però il lavoro che poi hai fatto sul tuo gioco non è stato indifferente, anche dal punto di vista della ricerca storica. Per esempio ogni giocatore, che sia uno delle forze alleate o il tedesco, ha delle tracce di battaglia che sono molto ben delineate dal punto di vista storiografico. Ma io non credo che tu le abbia messe a caso o sia andato a ritroso rovistando tra i tuoi ricordi scolastici, vero?

Walter Obert: No, no… anche perché a scuola non ci siamo mai arrivati! [risate!]
Devo confessarti che quei tracciati con le indicazioni storiche sono una specie di “toppa” introdotta nel flusso di gioco. Forse non dovrei dirlo, ma talvolta accade che una toppa non solo svolga la sua funzione ma finisca per migliorare considerevolmente il gioco! In questo caso, lo rende anche più aderente alla realtà storica e secondo me si è rivelata un grosso pregio.
Ti spiego: accadeva che a volte la partita presentava momenti in cui c’era poco di interessante da fare. Questo io lo reputo uno dei difetti peggiori, ovvero quando un giocatore può fare questo o quello senza che cambi qualcosa di significativo.
Con questa soluzione, tu hai sempre la possibilità di giocare in modo utile su quei tracciati, che ho chiamato pomposamente “strategici”… anche se è un po’ un'esagerazione per un autore come me che è abituato a fare giochi con clave gonfiabili o basati su rotoli di carta igienica! [risate!]
Ma mi è piaciuto inserire dei correttivi che si potevano ottenere man mano che si prosegue su questi tracciati: avanzando il premio è sempre più allettante perché più redditizio.
E mi è piaciuto ancora di più contestualizzarli dandogli un titolo specifico di battaglia o di missione. Così vediamo che gli Inglesi e gli Americani affrontano il D-Day e da quello otterranno una serie di vantaggi, ma poi ci saranno altre tappe; per esempio, gli Americani che avanzano nel sud-Italia e arrivano a Montecassino e così via.
È anche stato molto interessante documentarsi sulle armi pazzesche che i tedeschi stavano sviluppando, alcune appaiono veramente folli anche ai nostri giorni. Tipo carri armati così grossi che sfondavano le pavimentazioni stradali e non potevano passare sui ponti, giusto per dirne una!

Gioconomicon: Devo dire che tu nel gioco hai inserito anche elementi sottili di contestualizzazione. Come l’Operazione Market Garden sul tracciato strategico inglese, un passaggio obbligato per lui anche se gli porta solo svantaggi o vantaggi per il Tedesco! Ma anche nella gestione del numero dei giocatori: Wunderwaffen è da due a quattro giocatori, dove le tre fazioni alleate sono contro quella tedesca ma alla fine ognuno vince individualmente. Quando si è in due o in tre, il giocatore che fa l’Americano tiene pure il Tedesco. Non sembra un caso, visto che gli Stati Uniti si sono poi portati a casa gran parte dei cervelli che lavoravano su queste super armi!

Walter Obert: Sai che questo secondo aspetto mi era sfuggito? Al riguardo c’è una carta nel gioco molto divertente, in cui ho messo una foto di quello che sarà il team del Gemini e della corsa allo spazio, con Von Braun e altri futuri scienziati tedeschi fuggiaschi: hanno tutti una faccia totalmente mesta e il testo della carta dice “Gli scienziati tedeschi sono stati convinti a restare in Germania per servire la patria”.
E le espressioni dei loro volti dicono tutto!

Wunder waffen

Gioconomicon: La durata del gioco, una volta che si ha preso confidenza col sistema, a quanto ammonta?

Walter Obert: Direi intorno all’ora e mezza, ed è una durata standard in questo gioco, indipendentemente dal numero dei giocatori poiché comunque le quattro fazioni sono sempre tutte giocate.
È una durata che per un wargame, che è anche un po’ boardgame, mi è sembrata non eccessiva, ammesso che si riveli, come spero, un’ora e mezza di impegno, divertimento, passione e anche di emozioni!

Gioconomicon: Dopo questa esperienza tu immagini di continuare in quest’ambito? Hai qualche altra idea venuta mentre lavoravi su Wunderwaffen?

Walter Obert: Sicuramente il meccanismo dei gettoni double face vorrei riutilizzarlo, magari anche per qualcosa di non bellico. Per adesso, io e altri colleghi stiamo sviluppando un gioco sul Novecento che secondo me è stato un momento straordinario. Il gioco si focalizza sul periodo di transizione tra il 1800 e inizio 1900: un'epoca in cui ci sono state invenzioni straordinarie, grandi movimenti sociali e importanti conquiste sul lavoro ma tutto si svolgeva avendo sullo sfondo lo spettro della Prima Guerra Mondiale che si avvicinava sempre più. Ho visto che c'è un gioco, La Belle Epoque di Paolo Carraro, che mi sembra interessante ma il nostro sarà più semplice, sebbene toccherà proprio quel periodo lì.

Gioconomicon: Ma hai altri progetti in vista?

Walter Obert: Con il trio dei Panda (io, Andrea Mainini e Alberto Vendramini ci chiamiamo così per il nostro precedente Way of the Panda) ne abbiamo uno ormai finito che porteremo a Essen e a Norimberga.
E poi c'è quest'altro nel cassetto, che è molto indietro anche se ben delineato.
A volte mi piace scrivere una descrizione completa di come funziona il gioco, di quali sono gli intenti e di come raggiungerli. È così dettagliata che diventa poi il copione del gioco definitivo.

Gioconomicon: Il pitch, come va di moda dire oggi…

Walter Obert: In realtà è proprio una sceneggiatura, nel senso che non è solo un sunto ma è proprio un progetto abbastanza definito di come il gioco dovrebbe funzionare. L'idea ci piace molto però non ci siamo ancora riusciti a metter mano.
Sui wargame non so dire, ho qualche proposta di amici per fare cose assieme ma ho bisogno di trovare un tema che mi ispiri.
Io fortunatamente non faccio giochi su commissione perché non saprei proprio come farli, a parte le cose che facciamo con la Ferrero… E al momento non ho ancora delle idee su cosa fare. Può darsi che il successo di questo gioco, ammesso che ne avrà, potrà essere da stimolo.
Comunque vedo che i commenti sono positivi da parte di quelli che lo giocano, e lo apprezzano per la sua leggerezza anche quando, secondo alcuni, magari non è un wargame.
È il rischio di fare giochi per un settore di nicchia, rischi di scontentare lo specialista e il giocatore casuale!
Prendi Stone Age invece, è fantastico perché piace a tutti, sia a chi fa giochi più complessi che a giocatori meno esperti.

Walter Obert

Gioconomicon: Comunque il gioco uscirà entro un anno con la rivista Parabellum. Ma tu quanto hai corso per prepararlo nei pochi mesi a disposizione?

Walter Obert: Guarda… il progetto mi ha preso subito tantissimo, per poi procedere parallelamente sui vari aspetti. Continuavo a studiare come organizzare i territori perché comunque la disposizione delle aree sulla mappa non è casuale, visto che certe danno accesso ad altre. L'altro giorno parlavamo del valore degli esagoni o di quello delle aree. Eppure queste non sono altro che esagoni camuffati, se vogliamo; però hanno il vantaggio di prestarsi a definire bene certi tipi di relazioni, come i percorsi verso Berlino, semplificandole.
Nella mia formazione di autore di boardgame, ogni regola pesa e quindi meno ce ne sono e più sono efficaci, e quindi meglio è.
Ma devo confessare che in questa esperienza c’è stata anche la soddisfazione di potermi un po’ lasciar andare, quando trovavo che aggiungere qualcosa in più rendesse il gioco più interessante. E pazienza se c'è un altro paragrafo da leggere, mi dicevo, “tanto i wargamer sono abituati!” [risate]

Gioconomicon: Anche se devo dire che poi il risultato mi è sembrato un design molto equilibrato. Non è che poi tu abbia così esagerato…

Walter Obert: No certo, però rispetto ai miei giochi normali, direi di sì! Pensa al gioco delle tazzine di caffè… Si basano proprio sull’essenzialità delle regole.

Gioconomicon: Alla fine, anche se sei un autore di fama, nell’ambito di questo premio sei veramente un outsider!

Walter Obert: Dopo tutti questi anni finalmente posso abbandonare un po’ la nomea di autore di giochi light! Anche se in realtà non è poi così vera: ho fatto Chang Cheng e Strada Romana che sono due giochi di strategia, magari non complicatissimi ma mi hanno permesso di dimostrare di saper fare altro.
E adesso c’è Wunderwaffen! Sto già pensando a espansioni con truppe naziste esoteriche tipo Wolfenstein, o gli UFO tedeschi. Naturalmente sarà un’espansione fuori dalle righe…
Battute a parte, mi sono documentato molto su queste cose, anche sull’interesse di Hitler sulle comunità esoteriche e sette varie. Però non aveva senso inserirle in questo gioco e sono rimasto molto sul concreto, affinché tutte le carte contenessero progetti realistici e finalizzati alla struttura del gioco.
Infatti la definizione delle carte è arrivata alla fine: una volta che le meccaniche funzionavano bene, preparare le carte che rappresentavano le vere digressioni dalle regole principali è stato relativamente facile. Anche adattarle o concatenarle tra loro, perché alcune chiamano altre, come per esempio il progetto sulla bomba atomica che prevede delle carte come prerequisito; questo la rende più difficile da ottenere però se la realizzi è veramente devastante, come di fatto fu l'atomica nella realtà.
È stata un'esperienza davvero molto interessante perché mi ha spinto a leggere e a documentarmi su tutte le follie su cui lavoravano i tedeschi in questo ambito.
Per fortuna è andata come sappiamo. Però nel gioco volevo offrire quell'aspetto di speculazione del what if di cui parlavo all’inizio. In fondo ogni giocatore che gioca wargame lo fa per provare a vedere cosa accadrebbe se si modificasse il corso degli eventi… che so, se due divisioni dell'armata dell'Operazione Barbarossa invece di essere dirottate in Grecia per aiutare un arrogante esercito Italiano fossero state impiegate sul fronte russo: magari Mosca cadeva e noi vivremmo in un altro mondo!

Gioconomicon: Ma per fortuna Hitler non era infallibile e per questo noi oggi siamo qui!

Walter Obert: Noi siamo quegli italiani che forse hanno finito per salvare il mondo in quel modo lì![risate]

Wunder waffen

Come si può dedurre da questa intervista, Walter Obert oltre a essere una persona squisita è un autore di grande esperienza e ha dato alla luce un gioco molto interessante e divertente che immaginiamo sia destinato a riscuotere un notevole successo. Le foto che vedete in questo articolo sono relative, ovviamente, al prototipo usato dalla giuria per valutare il titolo proposto ma immaginiamo che la versione finale potrà avere una differente veste grafica.
Consigliandovi di tenere in lista questo progetto, ringraziamo Walter per la disponibilità e ci auguriamo di poter piazzare presto il suo Wunderwaffen sul nostro tavolo da gioco!

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