mercoledì 24 Aprile 2024

DVGiochi vs Ziko Games – nuova pronuncia della corte federale statunitense

La controversa e avvilente vicenda del presunto plagio del bestseller “made in Italy” Bang! da parte della Yoka Games (e del suo distributore per il mercato americano Ziko Games) si arricchisce di un nuovo ma poco promettente capitolo.
Se ne parlò, in quel di Lucca Games 2012, in occasione della conferenza per i 10 anni dell’apprezzatissimo titolo di Emiliano Sciarra, ma comunque, per chi non ne fosse al corrente, nel 2014 la (al tempo) DaVinci Editrice intentò una causa contro Ziko Games e contro il gioco Legends of the Three Kingdoms, versione per il mercato americano di San Guo Sha, titolo Cinese edito dalla Yoka Games.
La prima sentenza – risalente all’agosto del 2014 – se da un lato respingeva le accuse di concorrenza sleale e appropriazione indebita da parte dell’editore umbro, dall’altro però negava all’azienda asiatica la chiusura del procedimento per violazione dei diritti di copyright.
Tuttavia, con una nuova pronuncia dello scorso aprile, il giudice della corte federale del Texas ha stabilito definitivamente l’insussistenza del suddetto capo di accusa, non potendo in nessun caso estendere l’applicabilità del copyright a “idee, procedure, processi, sistemi, modi di operare, concetti, principi o scoperte, a prescindere dalla forma tramite la quale vengono descritti, spiegati, illustrati o inclusi in un lavoro”.
In altre parole, il tribunale della sezione di Houston, pur ammettendo palesi similarità tra le opere, ha considerato le caratteristiche peculiari di Bang! (su tutto personaggi, ruoli e tipologia di interazioni) non sufficientemente delineate e sviluppate per essere protette con un copyright.
Da quanto emerge quindi, per la legislazione statunitense, lo strumento del copyright – da solo – non è sufficiente per proteggere il valore di un’opera ludica.
Il tema meriterebbe sicuramente un'analisi dettagliata  per delineare un parallelo con lo status quo vigente in Italia, tuttavia una cosa appare lampante: tra diritto d’autore, brevetti e marchi registrati, la strada verso una migliore tutela delle opere ludiche sembra tutt’altro che libera da ostacoli.

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