giovedì 18 Aprile 2024

Warehouse 51: Artefatti all’asta per salvare l’America

Avete mai pensato che alcuni oggetti creduti leggendari potrebbero essere, invece, reali? E se siete fan delle teorie complottiste tanto di moda in questi tempi, non sarebbe verosimile che potenze internazionali siano a conoscenza dell’esistenza di tali reliquie e che, anzi, potrebbero pure possederle, tenendole nascoste per uno scopo sconosciuto?
Ma il mondo è buffo. Nel 2038 gli Stati Uniti sono alla canna del gas (con l’amico Putin probabilmente gongolante e ancora democraticamente eletto presidente della Russia per la miliardesima volta). Non hanno più un soldo. Hanno chiesto un prestito anche a Varoufakis. Insomma, sono sull’orlo della bancarotta (o del default, se preferite). Per evitare l’irreparabile c’è solo una cosa da fare: mettere all’asta tra i mega miliardari del Pianeta la preziosissima collezione di ninnoli leggendari custoditi nell’Area 51! 

Nella base più conosciuta eppure più segreta degli Stati Uniti, infatti, non sono conservati i resti dell’incidente di Roswell, ma gli artefatti provenienti da ogni angolo del globo: dal Santo Graal (Indiana Jones insegna) al Martello di Thor, dall’infame Malleus Maleficarum fino al malefico Draupnir, l’Anello dei Nibelunghi. Mettendo in vendita i gioielli di famiglia (niente battutacce, please), il Governo federale vuole scongiurare di rimanere al verde.
È questo il preambolo che introduce Warehouse 51, il nuovo gioco di Bruno Faidutti realizzato insieme a una coppia di game designer brasiliani, André Zatz e Sergio Halaban, con i quali l’autore francese confezionò nel 2014 Formula E, un gioco di percorso in cui simpatici pachidermi indiani gareggiano in una matta corsa durante l’annuale festival dei villaggi.
In Warehouse 51 i giocatori impersonano i Paperoni convocati per l’asta nella quale i preziosi ninnoli saranno messi all’incanto. L’obiettivo è di ottenere il maggior numero di punti alla fine della partita, evitando di raccattare delle sòle. Eh già! Infatti non tutte le reliquie sono effettivamente tali, alcune di esse sono dei clamorosi falsi, ma solo alcuni giocatori sapranno quali sono gli oggetti su cui puntare e quali, invece, delle immonde zozzerie.
Warehouse 51 sarà edito dalla Funforge in collaborazione con i Passport Game Studios e verrà probabilmente presentato alla prossima fiera di Essen. Ma cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo gioco di aste? Abbiamo dato un’occhiata al regolamento e ci siamo documentati in rete per darvi qualche anticipazione.

In Warehouse 51 da 3 a 5 giocatori si danno battaglia per accaparrarsi i ninnoli magici messi in vendita dal Governo americano per scongiurare il default. Nessun altro accenno alla situazione economica degli Stati Uniti viene tirata in ballo nel corso del gioco che diventa a tutti gli effetti un gioco di aste, alcune aperte e altre alla cieca.
Le reliquie sono rappresentate da carte e suddivise in quattro set di colore diverso. Ci sono gli artefatti di ispirazione fantasy (il già citato Anello dei Nibelunghi, per esempio), quelli provenienti dalla mitologia europea, del sud est asiatico e dell’oriente arabeggiante (la Lampada di Aladino et similia).
A proposito, una piccola curiosità rivelata da Faidutti. All’inizio del progetto dovevano essere presenti il Necronomicon e l’Unico Anello, ma poi il timore che queste aggiunte potessero scatenare delle questioni di copyright ha convinto gli editori a optare per oggetti mitici ma senza diritti gravanti su di essi.
Ogni set presenta oggetti con un valore diverso variabile da 1 a 3. Alla fine delle aste, quando saranno terminate le 26 carte totali, prenderanno punti i giocatori che avranno totalizzato per ciascun set il maggior numero di punti, qualche punto sarà assegnato anche  ai secondi classificati. Non tutti i set, però, forniranno il medesimo punteggio: primeggiare negli oggetti del set fantasy, per esempio, vale di più rispetto a quello dei ninnoli di Alì Babà e compagnia cantante.
Ma attenzione! A inizio partita vengono posti ai lati di ciascun giocatore delle carte Falso (counterfeit), che indicano quali oggetti sono in realtà dei clamorosi tarocchi. Ogni partecipante può vedere le carte alla sua destra e alla sua sinistra, avendo quindi una parziale conoscenza di quali sono gli artefatti da evitare.
In più, ogni oggetto messo all’asta è decisamente particolare, per cui si potranno sfruttare dei benefici nelle aste o subire delle maledizioni, a seconda del fatto che si possieda il Santo Graal o il terribile Malleus Maleficarum. Le istruzioni per attivare i bonus o scatenare le sfighe si trovano sulle carte stesse.

Il turno di gioco a quanto pare è semplicissimo. Ogni giocatore inizia con una dotazione di token da un miliardo di dollari ciascuno. Partendo dal primo giocatore, si pesca una carta da uno dei quattro mazzi e si inizia l’asta. In base alla presenza o alla assenza dell’icona di un pugno chiuso presente su alcuni oggetti, l’asta viene fatta nella maniera tradizionale (ognuno parte con un’offerta, che può essere rilanciata, oppure si passa e si esce dal round di puntate) o alla cieca con un’offerta secca che viene rivelata contemporaneamente da tutti i giocatori. Interessante il fatto che il denaro del vincitore finisca al giocatore alla sua sinistra … ma i soldi non dovevano andare nelle disastrate casse del Governo di Washington? Mah!
Durante la partita i giocatori possono ottenere dei certificati di autenticità, che saranno utili alla fine del gioco, prima di rivelare quali oggetti sono delle copie. Ponendo infatti tali certificati sugli oggetti che si suppone siano dei falsi, si annulla tale rischio e si ottengono quindi i punti relativi all’oggetto. E ancora, quando un giocatore scende sotto i 5 miliardi di dollari, può “ipotecare” le reliquie già acquistate, per ottenere del denaro aggiuntivo dalla banca. Alla fine della partita potrà recuperare gli oggetti sotto ipoteca (contandoli quindi nella sua collezione), pagando alla banca 10 miliardi di riscatto per ciascuno di essi.

Bruno Faidutti scrive sul suo blog che l’idea originale di Warehouse 51 era quella di un gioco di aste ambientato in un museo, che metteva all’incanto i suoi pezzi migliori. “Il tema era poco originale”, scrive Faidutti, ripercorrendo la genesi che ha portato alla creazione del gioco, “e i giochi basati sulle aste non sono propriamente una novità: serviva un’idea per dare freschezza al tutto”.
L’idea, appunto, è quella di immaginare un’asta nella quale gli oggetti bramati sono mitici e dotati di poteri soprannaturali, sia benevoli che malevoli, che possono a loro volta influenzare il resto della gara.

Che dire? Non sappiamo se il regolamento messo a disposizione su BGG sia quello definitivo o se possa ancora ricevere delle modifiche, ma l’impressione iniziale non è proprio entusiasta. Aldilà dell’idea carina che nell’Area 51 possano essere custodite casse piene di oggetti mitici, il gioco si risolve tutto in una serie piuttosto lunga di aste, precisamente 26, quante sono le carte oggetto. Non è ben chiaro, inoltre, come i giocatori possano raccogliere indizi sulla genuinità degli artefatti, a parte le informazioni iniziali. O quantomeno questo non viene esplicitamente indicato sul manuale: i giocatori d’oltreoceano che hanno avuto la fortuna di provarlo in anteprima all’ultima Gen Con sostengono che saranno proprio le partecipazioni non troppo entusiastiche all’asta (o i rifiuti immediati) a fornire le principali avvisaglie sugli oggetti contraffatti. Insomma, chi saprà bluffare grazie alle sue (seppur limitate) conoscenze potrebbe convincere un avversario ad aggiudicarsi della paccottiglia a cifre vertiginose..
Non si capisce poi il motivo per cui un giocatore dovrebbe aggiudicarsi all’asta un oggetto maledetto: forse anche qui la risposta sta nei poteri e nelle combo che si potranno ottenere con le varie carte; ma si tratta pur sempre di sole 26 reliquie, per cui ci chiediamo quanto possano essere varie le partite dopo un po’ di tempo che si gioca.

Lo sappiamo, stiamo mettendo il carro davanti ai buoi e non è nostra abitudine dare giudizi affrettati, ma l’analisi del regolamento e le elucubrazioni di Faidutti non ci hanno aiutato a sciogliere i dubbi che abbiamo avuto da questa prima analisi. Se qualche casa editrice nostrana deciderà di localizzare nel nostro Paese questo titolo, lo proveremo per voi, per verificare sul campo i pro e i contro di questo Warehouse 51, ma per ora rimane sospesa la domanda che fa anche Faidutti all’inizio del post di presentazione del gioco; “perché un altro gioco di aste?” … già, perché?

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