venerdì 29 Marzo 2024

Germantown, 1777

Infaticabile Mark Miklos, autore della fortunata serie Battles of the American Revolution edita dalla GMT Games. Con Pensacola, 1781 appena scartato e ancora fragrante del profumo di nuovo, già ci viene proposto Germantown, 1777, il VII volume di questa collana tematica molto apprezzata dal pubblico e dalla critica. D’altra parte se così non fosse, difficilmente saremmo arrivati al settimo gioco della serie…


 


 


 

Stavolta ci troviamo a Germantown nel 1777, esattamente il 4 ottobre, quando ebbe luogo l’omonima battaglia voluta e pianificata da George Washington. Fu una battaglia funambolica e qualche cenno storico è opportuno per dare un’idea su quanto potrebbe animarsi una partita a questo gioco.
 
In seguito alla vittoria a Brandywine conseguita l’11 settembre del 1777, le forze britanniche al comando del Generale  William Howe, occuparono Philadelphia, la capitale coloniale. Il Generale George Washington, non più in grado d’impedirlo, mosse 11000 uomini dell’esercito continentale su una posizione a circa 30 miglia a nord-ovest della città. Informato di questo, Howe lasciò una guarnigione di 3000 uomini a presidiare la città, e mosse con 9000 uomini a Germantown, a circa 5 miglia da Philadelphia, per bloccare un qualsiasi approccio americano.
 
Avvertito del movimento di Howe, Washington vide l’opportunità di sferrare un colpo ai britannici ora che poteva sfruttare la superiorità numerica. Quindi pianificò un attacco piuttosto complicato. Il piano prevedeva il movimento coordinato di quattro colonne che, convergendo sull’obiettivo ognuna da un punto diverso, avrebbero dovuto colpire simultaneamente l’esercito britannico prima dell’alba. Se tutto fosse andato come stabilito, gli americani avrebbero ottenuto un doppio accerchiamento che poteva rivelarsi decisivo per l’esito della battaglia. Ma all’epoca non c’era ancora la radio per comunicarsi le reciproche posizioni.
 
La sera del 3 ottobre gli americani si misero in marcia. Washington, alla testa della forza principale, si diresse direttamente su Germantown lungo la via maestra, mentre il Generale Nathanael Greene condusse l’altra importante colonna per colpire i britannici sul lato destro.
Gli altri due lati erano affidati alle colonne della milizia. Tutti avrebbero dovuto trovarsi in posizione “precisamente alle 5:00 in punto con le baionette innestate e senza sparare un colpo.” Washington voleva cogliere gli inglesi di sorpresa.
 
Ma Washington fu l’unico a raggiungere la posizione nel tempo stabilito; le altre colonne si persero a causa dell’oscurità e della pesante nebbia mattutina. Credendoli pronti, Washington ordinò l’attacco. Con il Generale John Sullivan in testa alla divisione, Washington ingaggiò il picchetto inglese nel paesino di Mount Airy.
 
Gli uomini di Sullivan costrinsero gli inglesi a ritirarsi verso Germantown. Nel frattempo dal 40° Fanteria, accampato in una posizione avanzata nei pressi di Cliveden, nella proprietà di un certo Benjamin Chew, il comandante Colonnello Thomas Musgrave prese sei compagnie per fortificare la casa di Chew e prepararsi a resistere con il suo reggimento e la fanteria che si era appena ritirata da Mount Airy. La casa era di pietra e avrebbe funzionato come una fortificazione da cui opporsi all’avanzata di Washington.
 
Invece la divisione di Sullivan e quella comandata dal Generale di Brigata Anthony Wayne, sfruttando la nebbia, aggirarono Cliveden e si spinsero sino a Germantown. A questo punto arrivarono anche le milizie che impegnarono in un breve scontro gli uomini di von Knyphausen prima che ripiegassero.
 
Nel frattempo anche Washington con il suo staff raggiunse Cliveden, e lì il Generale di Brigata Henry Knox, comandante d’artiglieria, lo convinse ad attaccare la fortificazione di Musgrave, anziché aggirarla. Era infatti convinto che fosse inopportuno lasciarsela alle spalle intatta.
Così con la brigata di riserva affidata al comando del Generale di Brigata William Maxwell, fu sferrato l’attacco alla casa di Chew, supportato dall’artiglieria di Knox.
Gli uomini di Maxwell s’impegnarono in ripetuti assalti, del tutto vani, con l’unico risultato di subire pesanti perdite nell’operazione. Intanto, al fronte, Sullivan e Wayne stavano esercitando una pesante pressione al centro dell’esercito britannico, quando, finalmente, anche gli uomini di Greene raggiunsero il campo di battaglia.
 
Liberatosi rapidamente del picchetto britannico lasciato a Luken’s Mill, Greene avanzò con la sua divisione accompagnata a destra da quella del Generale Adam Stephen e a sinistra dalla brigata del Generale di Brigata Alexander McDougall. C’era ancora molta nebbia e, forse per questo o perché era ubriaco, il Generale Stephen sbagliò la manovra d’aggiramento. Virò a destra incontrando il fianco e la zona posteriore di Wayne. Pensando d’essere a contatto con la linea britannica, aprì il fuoco. Gli uomini di Wayne che già erano impegnati nel combattimento, credettero d’essere stati colti sul fianco dal nemico e reagirono di conseguenza. Sotto il fuoco da due lati e con alle spalle il suono dell’assalto di Maxwell su Cliveden, gli uomini di Wayne si convinsero d’essere stati tagliati fuori, e iniziarono a ritirarsi. Così, venendo a mancare l’appoggio di Wayne, Sullivan si trovò esposto e costretto a ritirarsi anche lui.
 
Al centro Greene stava invece ottenendo progressi significativi, finché gli uomini di McDougall, che tenevano il lato sinistro, non s’impantanarono su un terreno molto pesante. A questo punto il fianco sinistro di Greene si espose all’attacco dei Ranger della Regina. Ciononostante il 9° Virginia s’impegnò con ogni mezzo per penetrare le difese inglesi, alla volta di Market Square nel centro di Germantown. Gli inglesi contrattaccarono subito ed efficacemente, catturando gran parte del reggimento. Inoltre, con l’arrivo dei rinforzi da Philadelphia condotti dal Generale Lord Charles Cornwallis, i britannici scatenarono un contrattacco generale su tutto il fronte. Appreso ciò, Sullivan si ritirò, e Greene ordinò ai suoi uomini di sganciarsi, ponendo fine così alla battaglia.



 
Questo è come si svolsero i fatti. Una battaglia che, per la complessa varietà di eventi e decisioni che si susseguirono, ben si presta ad una ludica ricostruzione storica. Anzi promette di diventare piuttosto avvincente, oltre che interessante per i curiosi del “che cosa sarebbe successo se…”
Il regolamento è ovviamente quello collaudatissimo della serie di cui questo gioco fa parte. E come ogni altro titolo della American Revolutionary War series, anche Germantown, 1777 è il frutto di un’accuratissima ricerca storica condotta da Bill Madison, coautore di questo gioco insieme all’autore della serie Mark Miklos. Persino la mappa è ricostruita su quella di Spencer Bonsall del 1787. Come regole esclusive mirate a simulare per bene questa battaglia, ci sono:




  • L’iniziale attacco a sorpresa degli Americani.


  • “La Furia di Wayne” quando condusse un attacco contro la fanteria leggera nemica per vendicare il Massacro di Paoli.


  • “La Vergogna di Stephen” resa con un movimento casuale e col potenziale fuoco amico.


  • La nebbia che tanto influì sul corso degli eventi.

Germantown, 1777 è ordinabile ancora in P500 direttamente dal sito a 55,00$.

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