martedì 19 Marzo 2024

Eric M. Lang ci rivela i primi dettagli su Ankh

Durante la scorsa Lucca Comics & Games siamo riusciti a ritagliarci qualche attimo in compagnia di Eric M. Lang per farci raccontare qualcosa riguardo Ankh, il nuovo titolo che porterà la sua firma e che vedrà la luce su Kickstarter il prossimo anno.
Ambientato nella terra dell'antico Egitto, Ankh è la terza e conclusiva opera della cosiddetta "Trilogia della Mitologia"  comprendente anche Blood Rage e Rising Sun.

Nonostante per stessa ammissione dell'autore questi titoli non sono nati da subito con l'idea di formare una trilogia, Lang ci racconta che già sette anni fa mentre lavorava a Blood Rage, si rese conto che il processo che seguiva per la sua realizzazione lo rendeva entusiasta, così come amava profondamente la mitologia. Sin da ragazzino infatti si appassionò alla letteratura dedicata a questo argomento specie, non a caso, nelle sue accezioni nordiche, giapponesi ed egizie. Dunque, prosegue, non aveva ancora concluso Blood Rage, ma decise già che prima o poi avrebbe creato qualcosa anche per le altre due ambientazioni.

Originariamente, ci racconta l'autore, Ankh sarebbe dovuto essere immediatamente successivo a Blood Rage, solo che nello stesso periodo fu pubblicato Kemet (lo strategico della Matagot ambientato nell’antico Egitto), per cui amando l'opera di Jacques Bariot e Guillaume Montiage e non volendo fare un gioco troppo simile a quello, preferì dare priorità a Rising Sun. In seguito, continua Lang, una volta arrivato alla prima versione prototipale di Ankh, realizzò che era praticamente "un Rising Sun con le piramidi" e questo risultato non gli dava grossa soddisfazione. Solo due anni fa, ammette, concepì l'idea che avrebbe donato la vera unicità a quest’opera: giocare nei panni di divinità nel periodo in cui il popolo le stava lentamente abbandonando per abbracciare il monoteismo. Dunque, per l'appunto, in questo titolo i giocatori impersonano esseri divini che tentano di restare il più possibile nelle grazie degli umani: durante la partita infatti scompariranno man mano tutti, tranne uno che sarà il vincitore. Ed è con questo twist che secondo Lang questo gioco assume un carattere proprio e, di conseguenza, merita di sussistere.
A parere dell'autore, nonostante riproponga lo stesso schema "divinità + mostri + guerrieri", Ankh ha comunque un gameplay profondamente diverso dai due predecessori tanto che, insiste, praticamente l'unica cosa invariante è il concetto di controllo dei territori: le partite saranno più brevi degli  altri due titoli e l'esperienza di gioco che né risulterà sarà più vicina al sandbox. Non ci sarà alcun tracciato dei punti: si vincerà o perderà soltanto per eliminazione o "sudden death". Durante ogni turno, spiega Lang, ci sono soltanto due azioni da fare a scelta tra quattro possibili e l'obiettivo principale dei giocatori è quello di restare importante nel culto durante gli eventi che si svilupperanno lungo una linea temporale. Questa, ci dice, è una delle meccaniche principali del titolo: in pratica la partita si snoda lungo una serie di eventi storici (ad esempio la costruzione delle piramidi), i conflitti per i monumenti e per i territori, la divisione degli stessi. Ciascuno al tavolo tenterà di avere il maggior controllo possibile su ognuno di questi e, arrivati al termine della timeline, si concluderà anche la partita.

Gli dei, poi, hanno caratterizzazioni uniche e sono molto "umani" per come sono stati concepiti dall'autore: tutti hanno un ego molto pronunciato e soffrono i fallimenti. Tutti hanno fratelli, sorelle, rapporti e si uccidono vicendevolmente. In generale, dice, assumono comportamenti e si interrelazionano tra loro come i personaggi di una soap opera. Inoltre, invece di imporre il loro volere sulle persone, si devono piuttosto preoccupare di continuare a essere adorati da loro…ma sono pur sempre divinità con immensi e imprevedibili poteri, in grado addirittura di modificare la conformazione del territorio per prepararsi agli scontri che verranno.
In tutto questo, rincara la dose, devono prestare attenzione a essere il più avanti possibile sul tracciato delle devozione (ovvero l'indicatore di quanto sono amati dalle persone) perché in alcuni momenti della partita, chi rimane indietro viene eliminato definitivamente. Non per molto però, ci rincuora, perché la partita dura al più un'ora e mezza con il massimo numero di giocatori (Ankh ne supporterà da due a cinque).
Un altro aspetto interessante che Lang tiene a rivelarci è che, da tre giocatori in su, a un certo punto lungo lo scorrere degli eventi, due divinità possono fondersi tra loro (dice nulla Amun-Ra?) diventando un'unica entità, guidata da due giocatori che continueranno ad agire separatamente, ma che condivideranno condizioni di vittoria o sconfitta e, soprattutto, avranno una posizione effettiva sul tracciato della devozione pari alla più bassa tra le due. Ciò, secondo l'autore, porterà al tavolo una dinamica del tutto nuova in questo tipo di giochi, secondo la quale chi è in vantaggio su detto indicatore, per vincere dovrà anche fare molta attenzione, e presumibilmente aiutare, il dio con cui si è fuso.

Insomma, secondo il designer sono le tematiche ad aver fatto da traino e ispirato tutto il resto di quest'opera, conferendole caratteristiche del tutto originali, almeno per il genere, il che – ammette – lo eccita e spaventa allo stesso tempo.
Alla nostra curiosità sul perché si sia deciso di limitarsi alla trilogia, Lang ci risponde che ci sarebbero potuti essere anche altri giochi, ma questi setting sono quelli che conosce meglio, li ha progettati andando veramente a fondo sulla materia. Farne altri per lui significherebbe studiare molto a lungo partendo da zero, ma anche volendo tralasciare l'immane mole di informazioni da acquisire, si arriverebbe comunque a dei giochi con un feeling del tutto differente. Questi tre, e solo questi tre, trattano ambientazioni con le quali è cresciuto sin da bambino e sono stati affrontati in maniera estremamente personale: in altre parole consistono nella sua interpretazione delle mitologie e questo, secondo lui, è il legame più profondo che li unisce.
Prima di salutarci, all'autore resta solo il tempo di confermarci che Il crowdfunding prenderà il via durante il 2020 e avrà una mole paragonabile agli altri due suoi "fratelli", ovvero conterrà soltanto quei materiali che sono stati adeguatamente testati e dei quali si è sicuri del funzionamento. Purtroppo non riusciamo a strappargli dettagli più puntali sul calendario delle lavorazioni e anzi, il disponibilissimo autore si accommiata da noi con assicurandoci che l'editore si prenderà tutto il tempo necessario per garantire che Ankh sia realizzato con la massima qualità possibile.

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